Brizzi Giovanni - 2002 - Il guerriero, l'oplita, il legionario. Gli eserciti nel mondo classico by Brizzi Giovanni

Brizzi Giovanni - 2002 - Il guerriero, l'oplita, il legionario. Gli eserciti nel mondo classico by Brizzi Giovanni

autore:Brizzi Giovanni [Brizzi Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: History, Ancient, General, Military
ISBN: 9788815246530
Google: YMn9mwEACAAJ
editore: Il Mulino
pubblicato: 2013-12-14T23:00:00+00:00


Quanto a me, continuo a pensare che il quesito sia

sostanzialmente ozioso. Nell'un caso o nell'altro, infatti,

l'esito della battaglia (della battaglia, si badi, non della

guerra; impregiudicata sarebbe rimasta, infatti, la superiorità strategica della legione su qualunque territorio che non fosse un'unica, vasta pianura) sarebbe stato deciso

non dalle fanterie, ma dallo scontro, sulle ali dei rispettivi

cavalieri; e non sono affatto sicuro che gli hetairoi e i

Peoni, i Tessali e i Traci al servizio del Macedone e dell'Epirota, pur eccellenti, potessero avere sempre la meglio su forze montate ormai altrettanto numerose e valide -

perché composte non più soltanto dalla scadente cavalleria cittadina e italica, ma, in proporzioni crescenti, da Numidi, Spagnoli, Galli e quasi costantemente appog

-

giate dagli elefanti. Ciò che è certo, invece, è che la trasformazione subita dagli eserciti ellenistici li lasciava ormai in balia delle armate di Roma; e che il monito di Polibio giunse troppo tardi e finì, comunque, col rimanere del tutto inascoltato.

2. Altri nemici: gli Iberi e la nascita della coorte

Come abbiamo visto più

Roma aveva creato la

legione manipolare al fine di

di uno strumento

più agile della precedente falange oplitica, che le permettesse di operare efficacemente contro i Sanniti all'interno del loro stesso territorio. Anche questa seconda struttura,

tuttavia, si dimostrò insufficiente a risolvere una volta per

tutte i problemi posti dalla guerriglia: questi, sempre gli

stessi, presenti su diversi teatri, si riproposero però con

particolare gravità su un fronte soprattutto, quello ispanico, che la vittoria nella seconda guerra punica aveva lasciato in eredità a Roma.

Nella parte orientale e in quella meridionale della penisola iberica Roma aveva costituito due province, rispettivamente la Hispania Citerior e la Hispania Ulterior. Nel tentativo di scoraggiare le incursioni delle genti dell'interno - soprattutto i Celtiberi, che vivevano sul massiccio 107

centrale dei Monti Iberici, e i Lusitani, che abitavano una

regione corrispondente grosso modo all'odierno Portogallo -, le quali praticavano per abitudine il mestiere delle armi e si erano sempre sentite libere di muoversi e persino di taglieggiare le tribù vicine, i governatori romani si lasciarono coinvolgere in una spirale di rappresaglie che degenerò, infine, rapidamente in una guerra lunga e

terribile.

In un breviarium di storia delle tattiche e delle mentalità quale questo libro vuol essere non è, naturalmente, possibile ripercorrere in dettaglio vicende che, pur con

qualche intervallo, si protrassero per oltre sessant'anni

(dal 197 al 133 a.C.). Basti dire che, sul fronte iberico, la

situazione rimase a lungo difficilissima; e che per quasi

tutto il secondo secolo il servizio all'interno di questo

teatro fu il più odiato dai soldati di Roma. Fors' anche

perché la primitiva rudezza si era, in loro, attenuata alquanto, i legionari patirono innanzitutto i problemi legati alle caratteristiche geofisiche di territori quasi sempre

molto difficili: i disagi del clima della Meseta, che permetteva di operare con qualche efficacia durante i quattro mesi d'estate soltanto; la presenza di grandi masse montuose, verso l'interno delle quali non esistevano che

pochi, malagevoli passaggi; la quasi totale mancanza di

strade, infine, che frazionava la penisola in più comparti

in questo caso (al contrario di quanto si è detto per il

Sannio) non comunicanti tra loro e che rendeva problematica, quindi, ogni iniziativa coordinata da parte dei due distinti comandi provinciali.



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